Sim Chi Yin
Requiem (Internationale, Goodbye Malaya), 2017
from One Day We’ll Understand, 2015
N°11
Requiem ritrae alcuni ex comunisti ormai anziani che, attraverso la forma della canzone, passano in rassegna i ricordi della loro partecipazione politica, della guerra, della deportazione, dell’esilio e dei loro sogni socialisti. Essi sono stati guerriglieri in gioventù e hanno affrontato gli inglesi nelle giungle della Malaya (le attuali Malesia e Singapore) durante la guerra anticoloniale del 1948-1960. Nei momenti più toccanti, i veterani si sforzano di ricordare i versi dell’inno socialista che cantavano ogni giorno negli anni Cinquanta, l’Internazionale, che i loro compagni condannati a morte avevano cantato in segno di sfida mentre venivano portati al patibolo per essere impiccati.
Goodbye Malaya, composto e suonato da una coppia di comunisti malesi nel 1941, è stato cantato in massa sui ponti delle navi di deportazione mentre i militanti di sinistra venivano esiliati dalla loro terra e, in molti casi, dal loro Paese di nascita. Più di 30 mila comunisti malesi – tra cui il nonno paterno dell’artista – furono deportati dagli inglesi in Cina durante la cosiddetta “emergenza malese” (1948-1960), una guerra che fece seguito al dominio britannico in Palestina e precedette di molto la guerra americana in Vietnam. Le loro storie sono in gran parte assenti nella storiografia di questa guerra, la più lunga che i britannici abbiano combattuto dopo la Seconda guerra mondiale.
Sim Chi Yin (Singapore, 1978) è un’artista la cui research-based practice impiega interventi artistici e d’archivio con l’obiettivo di contestare e aggiungere complessità alle storiografie e alle narrazioni coloniali. Lavora con fotografia, cinema, installazioni, performance e libri.
Ha esposto al Gropius Bau di Berlino (2023), al Barbican di Londra (2023), alla Camera Austria di Graz (2024), all’Harvard Art Museums di Boston (2021), ai Rencontres d’Arles (2021), al Nobel Peace Museum di Oslo (2017), al Datsuijo di Tokyo (2024), all’Arko Art Centre di Seoul (2016), alla Zilberman Gallery di Berlino (2021) e alla Hanart TZ Gallery di Hong Kong (2019). Ha inoltre partecipato alla Biennale di Istanbul (2022, 2017) e alla Guangzhou Image Triennial (2021). Le sue opere sono presenti nelle collezioni del J. Paul Getty Museum, dell’Harvard Art Museums, dell’M+ Hong Kong, della Deutsche Börse Photography Foundation, del Singapore Art Museum e del National Museum Singapore. È stata borsista del Whitney Museum’s Independent Study Program (2022-3) e sta completando un dottorato di ricerca al King’s College di Londra.
Requiem depicts now-elderly former communists reclaiming memories of their political participation, war, deportation, exile, and socialist dreams, in the form of song. In their youth, they were guerrilla fighters who took on the British in the jungles of Malaya (present-day Malaysia and Singapore) in the anti-colonial war of 1948-1960. In poignant moments, the veterans struggle to remember lines from the global socialist anthem they sang daily 70 years ago, the Internationale – which their death row comrades had sung in defiance as they were marched to the noose to be hanged. Goodbye Malaya, composed and scored by a pair of Malayan communists in 1941, was belted out en masse on the decks of the ship as the leftists were deported from their homeland, and in many cases, the country of birth. Over 30,000 Malayan leftists – including the artist’s paternal grandfather – were deported by the British to China during the so-called “Malayan Emergency” (1948-1960), a war that followed Britain’s rule in Palestine and preceded America’s war in Vietnam. Their stories are largely missing in the historiography of this war – the longest the British fought post-World War II. Like memory itself, their voices are sometimes fragile, fallible, but also resilient.
Sim Chi Yin (Singapore, 1978) is an artist from Singapore whose research-based practice uses artistic and archival interventions to contest and complicate historiographies and colonial narratives. She works across photography, film, installation, performance and book-making. She has exhibited at the Gropius Bau, Berlin (2023); the Barbican, London (2023); Camera Austria, Graz (2024); Harvard Art Museums, Boston, USA (2021); Les Rencontres d’Arles, France (2021); Nobel Peace Museum, Oslo (2017), Datsuijo, Tokyo (2024); Arko Art Centre, Seoul (2016); Zilberman Gallery Berlin (2021); Hanart TZ Gallery, Hong Kong (2019). She has also participated in the Istanbul Biennale (2022, 2017) and the Guangzhou Image Triennial (2021). Her work is in the collections of The J. Paul Getty Museum, Harvard Art Museums, M+ Hong Kong, the Deutsche Börse Photography Foundation, Singapore Art Museum, and the National Museum Singapore. She was an artist fellow in the Whitney Museum’s Independent Study Program (2022-3) and is completing a PhD at King’s College London.