Khaled Jarrar
Notes on Displacement, 2022
N°6
La narrazione delle migrazioni assume sempre un punto di vista terzo, fatta di inquietanti immagini di barconi sovraffollati e vaste tendopoli, raramente proponendo il punto di vista dei rifugiati stessi che sono costretti ad attraversare i confini europei. L’intera produzione dell’immaginario migratorio, in particolare quello della rotta del Mediterraneo orientale – come in questo caso – è spesso relegata alla documentazione del giornalismo occidentale, che veicola le storie di questi flussi attraverso un punto di vista sistemico.
Notes on Displacement offre invece uno sguardo approfondito e reale sul viaggio estenuante di una famiglia palestinese diretta in Germania. Khaled Jarrar incontra a Mitilene (Lesbo, Grecia) Nadira, un’anziana rifugiata palestinese, che ha vissuto a Damasco (Siria) sin dall’età di dodici anni, che insieme alla figlia Mona è stata costretta ad andarsene in cerca di condizioni di vita dignitose. Dopo l’incontro, l’artista decide di unirsi alla famiglia e di accompagnarla nel lungo viaggio verso una nuova vita, percorrendo il lungo e faticoso tragitto lungo la rotta balcanica.
La migrazione della famiglia di Nadira è documentata nel film in tempo reale e in prima persona, mostrando le condizioni disumanizzanti che essa è stata costretta a sopportare nei campi profughi ed evidenziando quanto possano essere pericolose le barriere linguistiche, oltre a quelle burocratiche.
Khaled Jarrar (1976, Jenin, Palestina) è un artista palestinese che lavora con fotografia, video, installazioni, film e performance, e con azioni che affrontano le tensioni politiche e le lotte quotidiane che caratterizzano la vita in Palestina. Le sue opere interrogano le ingiustizie perpetrate dagli attori statali, esplorando al contempo il potenziale di resistenza attraverso l’arte e l’attivismo, nonché la resilienza del popolo palestinese nella vita quotidiana e nelle situazioni di lavoro nei confronti dell’occupazione israeliana, e riflettendo al contempo sul discorso coloniale, la migrazione forzata e la burocratizzazione delle soggettività. Le sue opere sono state esposte in varie mostre internazionali, tra cui la Ayyam Gallery (Londra), il Centre Pompidou (Parigi), la Biennale di Sharjah e la Biennale di Istanbul.
The narrative that is made of migration always assumes a third point of view, through disturbing images of overcrowded boats and vast tent camps, without ever posing the point of view of the refugees who are forced to cross European borders themselves. The entire production of the imagery of migration, particularly that of the Eastern Mediterranean route – as in this case – is often relegated to the documentation of Western journalism, which conveys the stories of these flows through the point of view of mainstream media.
The film Notes on Displacement offers an in-depth, real-life look inside the gruelling journey of a Palestinian family headed for Germany. Khaled Jarrar meets Nadira in Mytilene (Lesvos, Greece), an elderly Palestinian refugee in Damascus (Syria) since the age of twelve, who together with her daughter Mona is forced to evacuate in search of decent living conditions. Following the meeting, the artist decides to join and accompany the family on the long journey towards a new life, travelling the long and exhausting route along the Balkans.
The migration of the Nadira family is documented in the film presenting the dehumanising conditions they are forced to endure in the refugee camps, and highlighting how dangerous language barriers can be, as much as bureaucratic ones.
Khaled Jarrar (Jenin, Palestine, 1976) is a Palestinian artist working in various mediums including photography, video, installation, film and performance, and actions that address the political tensions and daily struggles that characterise life in Palestine. His works interrogate the injustices perpetrated by state actors, while exploring the potential for resistance through art and activism, as well as the resilience of the Palestinian people in their daily lives and work situations towards the Israeli occupation. His work has operated as a function of questioning coloniality, forced migration and the bureaucratisation of subjectivities. His works have been shown in various international exhibitions, including at the Ayyam Gallery (London), Centre Pompidou (Paris), the Sharjah Biennial and the Istanbul Biennial.